Arroccato alla sommità di un ripido sperone roccioso subito ad Ovest del massiccio del Genuardo, il castello domina la regione di Scirotta e un largo tratto della valle del Senore; chiuso verso Ovest dal Genuardo stesso e dalle ultime propaggini dei Monti Sicani, dalla sua terrazza superiore lo sguardo può però spaziare per gran parte della Sicilia occidentale, abbracciando a Nord i monti del Palermitano, raggiungendo ad Ovest il massiccio di Castellammare ed Erice, e lambendo a Sud il Canale di Sicilia. Il complesso castrale occupa la dorsale e parte del pendio settentrionale di un rilievo formato da strati di calcarenite glauconitica fortemente inclinati verso Nord; i versanti Ovest e Sud sono assolutamente scoscesi, mentre il pendio settentrionale, modellato dallo scorrimento delle acque piovane, presenta una pur ardua accessibilità. Assai meno ripido è il versante ad Est, dove il pendio si allarga in un ampio pianoro sede di un abitato indigeno, come rivelato dalle recenti prospezioni. 

Ai piedi del castello si incrociano le direttrici viarie che dal Genuardo portano alla valle del Senore e da lì al Belice e al mare, nonché i percorsi in quota da Corleone a Sciacca. Anche altre importanti vie di comunicazione, come vedremo, erano sotto il controllo del possente fortilizio. 

La più antica menzione del sito è la notizia di Edrisi, che insieme ai dati della Jarida di Monreale dimostra l’esistenza sull’altura di Calatamauro di un fortilizio almeno dalla metà del XII secolo. Il castello, alle dirette dipendenze della Corona, controllava un’ampia porzione di territorio tra il Genuardo, il Vaccarizzo e il Senore, comprendente in particolare un rilevante e centrale tratto della strada Palermo-Corleone-Sciacca. 

Nel periodo delle guerre tra Federico II e gli ultimi Musulmani di Sicilia Calatamauro, posto di fronte ad Entella – che alcune fonti arabe indicavano addirittura come la sede di ibn ’Abbad, l’emiro ribelle –, si trovava in una posizione chiave per determinare le sorti del conflitto: anche per questo, probabilmente, rientrò in quella serie di castra exempta noti dal registro imperiale del 1239-1240 che la Corona gestiva in prima persona per la loro rilevanza strategica. La deportazione dei Musulmani di Entella nel 1246 non deve aver fatto venir meno l’importanza del fortilizio di Calatamauro: passato agli Angioini insieme alla corona di Sicilia, costituì un obiettivo primario per Corleonesi e Palermitani all’epoca della guerra del Vespro, quando sarebbe stato attaccato ed espugnato.

Tratto da:

Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa -  A. corretti - C. A. di noto - C. Michelini - M. A. Vaggioli 

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